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Il Fondo librario antico dei Gesuiti in Italia
formazione, progettazione, istituzione
a cura
di Gaetano Colli*
Questa pagina utilizza ampiamente riflessioni già
consegnate da chi scrive alle seguenti
pubblicazioni: Fondi antichi e
moderni: progetti di valorizzazione e di
pubblicazione. Due note (1. Biblioteche di filosofi.
2. Il Fondo librario antico dei Gesuiti italiani. « Culture
del testo e del documento », 44/ 2014, p. 30-40; Machiavelli
nelle biblioteche gesuitiche. Il Fondo librario
antico dei gesuiti italiani tra diaspora e recupero. « Culture
del testo e del documento », 58/2019, p. 43-82
–––––––––
Il progetto di recupero e valorizzazione del Fondo
librario antico dei Gesuiti italiani, di seguito Fondo,
è stato avviato nel maggio 2010 e si trova ora
(gennaio 2022) nella fase conclusiva della sua
realizzazione. La locuzione che designa il Fondo necessita
di una spiegazione circa l’antinomia del termine antico rispetto
alla sua recente apparizione nel panorama culturale
e bibliografico. Infatti è antico in
quanto composto da un preesistente insieme di libri
antichi già appartenenti a Istituti gesuitici
presenti in Italia, ma è recente in quanto al
conferimento di un corpus unitario
e di una forma bibliografica organizzata. Ancora, è
necessario chiarire il senso dell’espressione Gesuiti
italiani dal momento che nella
organizzazione generale della Compagnia di Gesù non
esiste più una Provincia d’Italia[1]
per cui tale designazione denota essenzialmente,
come avremo modo di vedere, la sostanza geografica e
culturale della provenienza ultima dei libri.
La disponibilità dei libri che sono andati a
costituire il Fondo è
stata causata essenzialmente dalla crisi vocazionale
che a partire grosso modo dalla conclusione del
Concilio Vaticano 2. ha investito la Chiesa
cattolica e, per quanto riguarda i Gesuiti, ne ha
ridotto a livello globale il numero da 36.000 ai
circa 16.000 attuali. Il fenomeno ha avuto
conseguenze analoghe anche in Italia dove ha
determinato la chiusura di un cospicuo numero di
case e istituti presso i quali erano attive
biblioteche comportando la necessità di trasferire
altrove i libri posseduti.
La formazione di questo istituto bibliotecario è
quindi recente, tuttavia la sua essenza costitutiva
storica, culturale e spirituale – se è possibile
riferirsi in termini spirituali a una Biblioteca –
discende dalla storia stessa della Compagnia di Gesù
che ha alternato periodi di splendore ad altri di
crisi profonda. Vale allora la pena, per cercare di
cogliere il valore e il significato di questo
complesso bibliografico, tenere presente la
complessa e travagliata vicenda delle Biblioteche
gesuitiche dal momento che i libri di questa
cumulazione costituiscono, per certi versi, l’esito
finale, almeno in ambito italiano, del poderoso
impegno morale, culturale e bibliografico che
dall’inizio della sua esistenza ha sempre
contraddistinto la Compagnia di Gesù.
Le biblioteche e la bibliografia gesuitica
Com’è noto l’impegno nello studio e nell’azione
educativa dei Gesuiti è stato fin dal principio uno
degli obiettivi fondamentali della propria missione
e si è concretizzato nell’istituzione di
numerosissimi e prestigiosi Collegi dapprima in
Europa e poi in ogni parte del mondo. Questi
Istituti erano retti secondo i principi e le regole
descritte nella Ratio atque
Institutio Studiorum Societatis Jesu[2] da
loro stessi elaborata – cioè l'insieme delle regole
che presiedevano all'educazione e alla formazione
dei Gesuiti stessi ma anche dei laici che
frequentavano i collegi – che prevedevano che ogni
collegio venisse dotato di una Biblioteca che fosse
in grado di sostenere adeguatamente gli studi e che
fosse anche al servizio della crescita spirituale e
culturale degli stessi Padri che vi svolgevano la
funzione educativa e di docenza. Oltre ai Collegi, i
Gesuiti eressero un considerevole numero di altri
istituti destinati alla formazione e alla residenza
dei propri adepti, Scuole, Seminari, Case professe,
ma anche semplici Comunità dedite alla cura delle
anime. Ciascuno di questi Istituti, dal più grande
al più piccolo, era dotato di una biblioteca
adeguata al ruolo svolto e alle necessità di studio
e di preghiera dei Padri ivi residenti. Già nei
primi due secoli della loro vigorosa e incessante
attività educativa e formativa i Gesuiti
realizzarono il più potente sistema educativo del
cattolicesimo e con esso alcune tra le maggiori
Biblioteche del mondo moderno. Per rimanere
nell’ambito italiano basti citare i Collegi, con le
relative biblioteche, dei maggiori centri italiani,
Messina (1548), Roma (1551), Palermo (1549),
Bologna, Ferrara, Venezia (1551), Firenze, Modena,
Napoli, Perugia (1552), Genova (1554), Cagliari,
Catanzaro, Milano, Parma (1564). Queste biblioteche
costituiscono la testimonianza della vastità e della
diversità degli interessi culturali dei Gesuiti e
anche dei risultati delle ricerche scientifiche da
loro stessi compiute in ogni campo del sapere.
Quindi, non solo libri di teologia, patristica,
misticismo e devozione, come si potrebbe pensare in
relazione ad un ordine religioso, ma anche libri
legati alle scienze pure, alla fisica, alla chimica,
all’astronomia, alla botanica, alla zoologia, alle
scoperte geografiche, alla navigazione, alle lingue
(in particolare le lingue orientali fondamentali per
il processo di inculturazione della fede), e ancora
alle scienze umane e, tra queste al diritto e alla
politica. Queste stesse biblioteche hanno costituito
la base e il fondamento su cui sono state edificate
numerose grandi biblioteche nazionali e
universitarie la cui nascita, come si vedrà, è
dovuta alle espropriazioni che sono state subite dai
Gesuiti nel 18. e nel 19. secolo.
L’attività pubblica esercitata dalla Compagnia di
Gesù aveva iniziato a manifestarsi con tutta la sua
dirompente forza già all’indomani della sua nascita[3] costituendo
un fenomeno che, come si sa, ha decisamente
contribuito alla nascita dello spirito moderno
trovando opposizioni e reazioni sia nel campo
politico che in quello religioso. Le ragioni dei
contrasti sono da ricercarsi prevalentemente nelle
innovative strategie missionarie culturali ed
educative messe in campo dai Gesuiti che (pur sempre
nel preminente interesse per l’uomo e
per la maggior Gloria di Dio)
includevano anche l’educazione e la formazione umana
e politica delle classi dirigenti e del principe in
maniera particolare. Ad attirare odî, critiche e
gelosie da parte cattolica contribuì l’eccezionale
crescita della Compagnia avvenuta nel giro di pochi
decenni, il prestigio acquisito con l’istituzione
dei Collegi, l’influenza a fianco della Chiesa di
Roma e del potere temporale e la proclamata fedeltà
al papa del quale si erano fatti i maggiori
sostenitori, basti ricordare il quarto voto a ciò
dedicato, sintetizzato dall’espressione “perinde
ac cadaver”. Altrettanto
feroce era l’odio da parte protestante per l’impegno
profuso nella confutazione dell’eresia e della
Riforma e, più in generale, per l’influsso e
l’ingerenza esercitata nei confronti delle corti e
dei principi degli Stati nazionali presso i quali i
Gesuiti spesso esercitavano la funzione di
confessori. La scelta ‘rivoluzionaria’, se
confrontata con l’attitudine dei tradizionali ordini
religiosi, dei padri della Compagnia di esercitare
la loro missionarietà nel mondo e anche a stretto
contatto con il potere, la necessità di procurarsi i
beni per la fondazione e il sostentamento dei
Collegi – che nonostante le rigide regole di
comportamento nel campo economico e morale imposte
fin dai tempi del fondatore Ignazio di Loyola, li
espose a tentazioni e cadute[4] –
li rese facile bersaglio delle più aspre critiche
fino a farne oggetto di grottesche rappresentazioni
come di uomini avidi, falsi, dediti alla menzogna e
all’inganno. Ad
acuire le suddette opposizioni contribuì in maniera
determinante la contemporanea pubblicazione e la
fortuna del Principe di
Nicolò Machiavelli[5] che
irrompeva con forza nel pensiero politico circa
l’educazione dei rampolli delle classi dirigenti e
delle monarchie. Non fu difficile, sebbene le
finalità del pensiero gesuitico fossero
profondamente ed essenzialmente differenti da quello
machiavelliano, scorgere in ambedue l’uso di mezzi
ed espedienti dialettici che li accomunavano il che
offrì il pretesto per attribuire ai gesuiti la
velenosa etichetta di machiavellici[6].
Un primo durissimo colpo a questo straordinario
complesso bibliografico è stato inferto durante il
18. secolo dapprima localmente con la cacciata dei
Gesuiti da vari Stati sia del Nuovo mondo che
europei, compresi in Italia il Regno delle due
Sicilie[7] e
il Ducato di Parma, e la confisca dei loro beni tra
cui le Biblioteche; quindi con il breve “Dominus ac
Redemptor” di soppressione della Compagnia di Gesù
promulgato nel 1773 da Clemente 14.[8] che
aveva ceduto alle pressioni degli Stati cattolici e
che fu applicato ovunque tranne che in Russia dove
invece l’Ordine sopravvisse senza soluzione di
continuità[9].
Trascorsi quarantuno anni dalla soppressione – e con
essi la Rivoluzione francese, chiuso il periodo
delle guerre napoleoniche e avviato il ripristino
dell’Ancien régime – Pio 7. con la
bolla “Sollicitudo omnium ecclesiarum” operò nel
1814 la Ricostituzione dell’Ordine[10].
La Compagnia, a partire dai circa seicento Gesuiti
anziani sopravvissuti riprese, anche se con fatica,
difficoltà e contrasti, tutte le sue attività,
compresa quella educativa e bibliografica che qui ci
interessa ricordare, fino all’intervento di nuove
crisi tra le quali quella determinante che nel Regno
d’Italia trovò il suo culmine con la promulgazione
del Regio decreto 7 luglio 1866, n. 3036, che
stabiliva la soppressione (a Roma attuata nel 1873)
degli ordini e delle Corporazioni religiose e che
comportava la confisca dei beni, incluse le
biblioteche, e la perdita della Personalità
giuridica che impediva la facoltà del possesso.
Analogamente a tutti gli altri Ordini religiosi
quello dei Gesuiti subì una ulteriore risolutiva
spogliazione dei beni librarî[11] mentre
per il mancato riconoscimento della personalità
giuridica non poté neppure esercitare il diritto
alla proprietà e quindi all’acquisizione di nuovi
beni. I Gesuiti, privati degli averi e delle case,
in parte si dispersero trovando sistemazione nelle
parrocchie e nei Seminari diocesani e come padri
spirituali, altri si trasferirono all’estero, altri
si riunirono in sparute comunità, soprattutto nei
centri minori, chiedendo ospitalità o prendendo in
affitto delle piccole case dove abitare e esercitare
la propria attività missionaria. Proprio a partire
da queste piccole comunità riprese lentamente la
loro attività educativa con la creazione di nuovi
istituti formativi e collegi[12].
Con l’allentarsi, sul finire del 19. secolo, da
parte delle istituzioni statali dell’intransigenza
nei confronti degli Ordini soppressi “le
corporazioni religiose poterono continuare a
sussistere come libere associazioni di fatto”[13] e
infine nel 1929 la ratifica del Concordato tra Stato
italiano e Chiesa cattolica che restituiva la
Personalità giuridica agli Ordini religiosi, permise
alla Compagnia di Gesù la piena ripresa delle
proprie attività e anzi il moltiplicarsi delle
proprie case, Istituti teologici, Seminari, Scuole e
Collegi, e una moltitudine di piccole comunità
sparse nel territorio per l’assistenza, la cura
delle anime e gli esercizi di devozione[14].
Conseguentemente il numero dei propri membri aumentò
fino a raggiungere nel 1965 il momento di massima
espansione storica con oltre 36.000 componenti
divenendo il più grande ordine religioso a livello
mondiale.
Il 1965 fu anche l’anno della chiusura del Concilio
Ecumenico Vaticano 2., evento epocale che ha
portato, tra le altre cose, alla reinterpretazione
del ruolo dei sacerdoti e dei laici nella Chiesa; e
fu pure l’anno dell’elezione a Superiore Generale
dei Gesuiti di Pedro Arrupe[15] che
sull’onda del grande cambiamento determinato dal
Concilio ha aperto la Compagnia ai temi del mondo
contemporaneo, ai poveri, agli emarginati, ai
diritti umani, alla libertà religiosa. Ormai la
figura del vecchio gesuita conservatore, difensore
del passato, talvolta finanche reazionario,
educatore dei rampolli delle famiglie nobili, stava
tramontando. L’eccezionale crisi vocazionale del
dopo Concilio, le cui ragioni e dinamiche non sono
state ancora appieno comprese[16],
irruppe con forza anche nell’ambito gesuitico
determinando da una parte considerevoli abbandoni e
dall’altro un notevole calo delle vocazioni. Sta di
fatto che dai 36.000 componenti la Compagnia del
1965 si è passati ai circa 16.000 attuali[17].
Conseguenza pratica di questo drastico
ridimensionamento, per quanto attiene all’interesse
di queste riflessioni, è stata la chiusura di
numerosissime Case gesuitiche di vario ordine e
importanza appartenenti alle diverse Province della
Compagnia di Gesù allora esistenti in Italia[18].
I libri delle biblioteche in dotazione di ciascuna
di queste case, perché non andassero dispersi, sono
stati raccolti in quattro distinti depositi,
rispettivamente presso l’Istituto Alojsianum di
Gallarate dove è confluito gran parte del materiale
librario proveniente dalla ex Provincia Torinese e
dalla ex Provincia Veneto-Milanese; presso il Gesù
di Roma che ha accolto i libri dell’ex Provincia
romana (tuttavia ospitati nei magazzini della Curia
generalizia della Compagnia che ha sede sempre a
Roma); presso il Gesù Nuovo di Napoli dove sono
stati trasportati i libri delle case della ex
Provincia napoletana e, infine, presso l’Istituto
Gonzaga - Centro Educativo Ignaziano di Palermo che
è stato individuato come luogo di raccolta dei libri
provenienti dalla ex Provincia sicula. L’insieme di
questo patrimonio bibliografico, che ammonta a quasi
110.000 libri, costituisce l’unitario Fondo librario
antico dei Gesuiti italiani. Nel 2010 è stato
avviato il Progetto di recupero per la
valorizzazione, non solo del considerevole e
oggettivo valore librario, ma anche della ricchezza
dei segni di cui è divenuto portatore e testimone
attraverso il suo passaggio nella secolare storia
dei Padri della Compagnia di Gesù[19].
Le brevi considerazioni che abbiamo svolto servono a
fornire gli indizi della costituzione di questo
Fondo che, come si è visto, è il frutto di
scomposizioni e ricomposizioni successive
conseguenti agli eventi che hanno turbato e persino
sconvolto la vita della Compagnia di Gesù. Tuttavia
per meglio comprenderne la natura è necessario dare
uno sguardo al precipuo rapporto che i Gesuiti hanno
tenuto con la propria storia e con proprî libri.
Frutto sicuramente delle istruzioni ignaziane
(Esercizi spirituali e Costituzioni) sempre
fedelmente seguite che prevedevano che da ogni parte
del mondo e da ogni missione fossero costantemente e
regolarmente inviate al Preposito Generale accurate
relazioni sulle attività svolte, è stato lo
sviluppo, da parte dei Gesuiti, di una specifica
attitudine alla documentazione di quanto essi stessi
compivano e, per quanto attiene al nostro interesse,
spicca la documentazione relativa all’attività
bibliografica relativa alla cospicua produzione
editoriale gesuitica. La primizia è dovuta a Pedro
de Ribadaneira che apre la serie delle bibliografie
con il suo Illustrium scriptorum
religionis Societatis Iesu catalogus[20]. L’elenco
dei prosecutori è lungo e si estende pressoché senza
interruzione fino ai nostri giorni passando, tra la
fine del 19. e l’inizio del 20. secolo, attraverso
il grandioso monumento della bibliografia gesuitica
costituito dalla Bibliothèque de la
Compagnie de Jésus di Carlos
Sommervogel[21] che
ha ripreso, allargato e portato a compimento l’opera
precedentemente intrapresa da altri padri della
Compagnia, Augustin et Aloys De Backer[22],
che dopo la ricostituzione dell’Ordine avevano
sentito l’esigenza di riprendere le fila della
propria storia umana, religiosa e letteraria
bruscamente interrotta dalla soppressione[23].
Insomma, se i libri erano andati dispersi a causa
delle espropriazioni, la Bibliografia costituiva un
patrimonio che non poteva certo essere sottratto
all’identità e alla anima gesuitica ma che anzi
andava recuperato e valorizzato. A questa funzione
di recupero bibliografico ci pare che si leghi, in
maniera spirituale ma anche strumentale, la
ricostruzione fattuale delle biblioteche gesuitiche
avvenuta a partire dalla ricostituzione dell’Ordine
nel 1814 e fino alla crisi successiva al Concilio
Vaticano 2. A queste biblioteche, perché fossero
funzionali al ruolo educativo e formativo delle
nuove generazioni di laici e di Gesuiti, era
ovviamente necessaria una ricca dotazione di
strumenti bibliografici moderni la cui entità e
consistenza è estranea a queste considerazioni[24];
eppure il catalogo del Fondo dimostra
inequivocabilmente come i Gesuiti avessero sentito
l’esigenza di dotare le proprie biblioteche anche di
fonti antiche relative a tutti i campi del sapere,
con una speciale attenzione al ricupero della
memoria e delle radici più profonde della Compagnia
di Gesù rinvenibili soprattutto nelle pubblicazioni
dei 7670 autori
gesuiti che sono stati individuati come tali al
catalogo. A ben guardare questi ‘nuovi’ Istituti
hanno realizzato raccolte bibliografiche che, per la
parte antica, mostrano forti analogie costitutive
con le antiche biblioteche dell’Ordine fino
all’epoca delle soppressioni[25],
sicché, scorrendo il catalogo del Fondo che le ha
cumulate, ci si trova davanti ad una antica
Biblioteca gesuitica. I seguaci di Ignazio, forse
perché spinti dal bisogno ontologico di
ricongiungersi con le proprie radici, dalla
necessità spirituale di risanare una ferita e di
colmare la distanza tra il prima e il dopo delle
traumatiche interruzioni che altrimenti avrebbe
lasciato un segno ancora più profondo, si sono
adoperati perché l’eredità del passato rifluisse
nuovamente nelle scaffalature atte a formare le
nuove generazioni di Gesuiti e di studenti dei
propri Collegi. Questa operazione di recupero
bibliografico non solo è riuscita ma ha realizzato
qualcosa di più di un mero ripristino. Infatti una
sintetica analisi statistica della banca dati del
Fondo secondo intervalli cronologici relativi alle
date di pubblicazione evidenzia una consistente
presenza di libri (circa il 20% sul totale del
posseduto) pubblicati tra il 1773 e il 1814, cioè
l’epoca della Soppressione. Questa circostanza è
rivelatrice di una eccezionale attività di
acquisizione libraria che si è preoccupata di
recuperare anche la produzione editoriale relativa
al periodo più oscuro della storia gesuitica
ottenendo un dato non dissimile da quello relativo
al quarantennio precedente 1732-1772 di piena
attività della Compagnia, al quale è attribuito il
24,3% sul totale del posseduto. Anche la ricchezza
libraria dell’altro periodo che va dall’epoca della
ricostituzione del 1812 al 1830, termine ad quem
della catalogazione del Fondo, di difficilissima e
lenta ripresa dell’Ordine e comunque pure questo
soggetto poi alle confische dell’Italia unita (1866
e 1873), è molto significativa dal momento che il
dato del 14% riferito ai 19 anni considerati assume
il valore del 36,8% se rapportato ad un
cinquantennio come negli altri periodi considerati
dall’analisi statistica. Tuttavia la tabella
seguente che rappresenta le percentuali riferite sia
a lassi di tempo di cinquanta anni che a più
specifici periodi della storia della Compagnia,
consente ulteriori riflessioni.
Anni di pubblicazione suddivisi in
cinquantenni
|
Percentuale
|
1450-1500
|
0,1%
|
1501-1550
|
2,3%
|
1551-1600
|
7,2%
|
1601-1650
|
9,5%
|
1651-1700
|
11,5%
|
1701-1750
|
21,2%
|
1751-1800
|
29,9%
|
1801-1830
|
18,2%
|
|
|
Particolari periodi di raffronto
|
Percentuale
|
1773-1812 Quarantennio della Soppressione
|
20,3%
|
1732-1772 Quarantennio pre soppressione
|
24,3%
|
1812-1830 dalla Ricostituzione all'anno ad
quem del catalogo
|
14,0%
|
Quanto alle modalità di riacquisizione dei libri non
si dispone di notizie certe né di dati archivistici.
Tuttavia pare lecito presumere che la gran parte dei
libri provenga semplicemente dal gigantesco mercato
– conseguente alle confische che erano state operate
nei confronti di tutti gli Ordini religiosi, Gesuiti
compresi – che riguardava la mole comunque enorme
dei beni che non erano stati incamerati dalle
biblioteche comunali e statali. Non è raro infatti
imbattersi in segni di possesso risalenti ad altri
Ordini, talvolta erasi o sovrascritti dai nuovi
segni che ne attestavano la proprietà gesuitica. Si
può pure supporre, sulla base di numerosi segni che
testimoniano un originario possesso gesuitico
risalente a tempi precedenti le confische, che un
notevole numero di libri siano stati abilmente
sottratti alle espropriazioni del 18. e 19. secolo,
depositati in luoghi sicuri e quindi ricondotti
all’ovile una volta placata la tempesta. Certamente
ciascuna delle biblioteche nuovamente costituite ha
seguito un proprio iter di sviluppo attraverso varie
modalità di acquisizione fino a giungere alla
composizione di patrimoni “nuovi” come testimonia la
frequente apposizione di timbrature moderne che sono
andate ad aggiungersi ai segni di possesso
preesistenti. Il rilevamento di questi segni di
possesso costituisce la via privilegiata per
indagare l’origine delle raccolte e per risalire ai
patrimoni delle singole biblioteche ora confluite
nel Fondo. A questo scopo il progetto di recupero e
valorizzazione del Fondo si è premurato di dotare il
sistema di catalogazione di uno specifico campo
ricercabile “biblioteca di provenienza” nel
quale registrare le risultanze delle tracce di
possesso impresse su ogni libro. I segni di possesso
non sono sempre regolarmente presenti, in ogni caso
hanno portato alla segnalazione di oltre 400 diverse
biblioteche di provenienza, la gran parte delle
quali riferibili a Istituti delle Province italiane
della Compagnia di Gesù attivi nel 19. e nel 20.
secolo.
Le considerazioni finora effettuate e i dati
statistici sopra esposti mostrano quanto realmente e
efficacemente il Fondo rappresenti il modello della
grande Biblioteca gesuitica e quindi la cultura, la
storia, la spiritualità e tutta la complessità degli
interessi gesuitici nel campo religioso, morale e
civile che sono stati perseguiti nel corso della
loro esistenza. Il Fondo rivela l’esigenza
documentale complessiva dei Gesuiti riguardo al
pensiero antico e moderno senza pregiudizi e
censure, basti pensare alla consistente presenza di
autori proibiti ed eretici. Sicché nel suo complesso
il Fondo, oltre a tutte le tematiche religiose,
teologiche, spirituali, storiche ed educative
proprie dell’Ordine rappresenta con grande ricchezza
la cultura classica, quella umanistica e quella
moderna anche in relazione ai temi della politica,
del governo dei popoli. Di sicuro rilievo sono le
tematiche inerenti la politica e il pensiero
politico che si sono sviluppate soprattutto in
Francia e nell’ambiente protestante europeo a
partire dal 16. secolo e per tutto il 18. e oltre.
Ci riferiamo alle pubblicazioni inerenti il potere
civile, regio e religioso e il suo esercizio in
tutte le sue manifestazioni[26] con
particolare riguardo al potere sovrano del principe
e del papa[27],
al tema dell’educazione dei giovani in particolare
di quelli destinati ad assumere grandi
responsabilità di governo. Rilevanza assumono anche
i temi della Riforma, della Controriforma,
dell’Illuminismo e infine della Restaurazione in
coincidenza cronologica della quale sostanzialmente
si conclude la raccolta libraria alla quale è stata
posta come data di arrivo il 1830. La circostanza
poi che, come si è già detto, il Fondo possegga
tratti costitutivi fortemente autoreferenziali,
assicura l’ampia disponibilità delle fonti
riferibili alla storia della Compagnia, alla sua
espansione in ogni parte del mondo, alle missioni,
agli studi antropologici e linguistici dei popoli
incontrati, alle ricerche scientifiche nei più
disparati campi del sapere operate dai suoi membri.
Di particolare interesse sono poi tutti quei
documenti (meticolosamente raccolti) che fanno
riferimento al fenomeno dell’antigesuitismo e quindi
a quelli della difesa dell’Ordine da parte di coloro
che sono stati direttamente interessati e coinvolti
in quelle secolari polemiche e diatribe.
La realizzazione tecnica del progetto
Il recupero del Fondo librario antico dei gesuiti
italiani è stato avviato con l’obiettivo essenziale
di preservare e dare evidenza catalografica
dell’insieme del patrimonio bibliografico dei
Gesuiti italiani che si era disgregato a seguito
della crisi post-conciliare della quale è stato
detto. Ma al di là delle procedure informatiche che
rendono possibile l’unità del Fondo dal punto di
vista tecnico, ciò che idealmente gliene conferisce
il carattere organico e unitario è la visione
bibliografica e lo specifico trattamento
catalografico che consente la possibilità di
risalire ai singoli fondi di conservazione e alle
diverse biblioteche di provenienza, alle ricerche
per Autore gesuita o sui Gesuiti, alla storia e allo
spirito gesuitico cui si è dato risalto con una
scelta di libri digitalizzati che sono andati a
costituire la Teca digitale del Fondo.
Un compromesso virtuoso tra aspirazione all’ideale e
limiti delle risorse
Come sempre accade quando si tratta di grandi
progetti di natura bibliografica e bibliotecaria, se
si vuole che giungano in porto, si devono fare i
conti con i limiti imposti dalle risorse disponibili
che, in questo caso, hanno dovuto essere impiegate
non solo per la catalogazione dei libri e la
digitalizzazione, bensì per tutta una serie
onerosissima di attività propedeutiche. Tutto ciò ha
imposto scelte e soluzioni che fossero quanto più
premianti in termini di efficienza e di efficacia.
Gli interventi primari sono stati destinati alla
bonifica dei locali adibiti alla conservazione del
materiale librario per renderli idonei sotto il
profilo della sicurezza (antincendio, anti-alluvione
e condizioni climatiche), alla installazione di
idonee scaffalature, ad un primo riordino sugli
scaffali del materiale bibliografico e alla
spolveratura e disinfestazione dei documenti secondo
le necessità rilevate in ciascuna delle sedi.
Assicurata la funzionalità dei locali e la sicurezza
dei documenti, si è passati alla fase successiva,
ossia alla catalogazione informatizzata dei libri,
che costituisce il punto saliente della
valorizzazione dei beni e della loro fruizione da
parte della comunità scientifica internazionale.
Le scelte relative alla catalogazione sono state
determinate da diversi motivi tra i quali,
principalmente, la numerosità della popolazione
libraria da trattare, che abbiamo detto ammonta a
quasi 110.000 unità, e le peculiarità di questo
materiale librario che vedremo più avanti. Il primo
dei due fattori, cioè la numerosità dei libri,
rischiava di avere una così grande incidenza di
carattere economico da far temere che la
catalogazione non potesse essere realizzata in toto.
A questo elemento di carattere quantitativo si
aggiungeva il secondo di carattere qualitativo, cioè
la caratteristica intrinseca di questo materiale
librario che merita qualche riga di commento.
L’intero fondo consiste infatti nell’essere
composto, come si è già accennato, dall’accorpamento
di centinaia di diverse biblioteche gesuitiche
estinte che tuttavia – sebbene i libri fossero stati
accumulati quasi senza alcun criterio relativo alla
provenienza – portavano i segni, attraverso i
timbri, le segnature e gli ex libris, di quella
originaria appartenenza. A catalogazione pressoché
ultimata sono stati individuati circa 400 diversi
segni di possesso. Tuttavia va precisato che in
molti casi, come spesso accade di riscontrare nei
cimeli, i libri sono portatori di stratificazioni
successive di segni di possesso che ne attestano il
passaggio da un istituto all’altro non
necessariamente gesuitico. Pertanto la circostanza
che siano state repertate 400 diverse provenienze
costituisce un’entità che va interpretata e, in
questo senso, il catalogo si offre come un
privilegiato strumento di studio e di ricerca. In
ogni caso è evidente che ci si trova in presenza di
una grande biblioteca di biblioteche, sicché la
progettazione della catalogazione suggeriva anche la
possibilità della ricostruzione a posteriori delle
biblioteche di provenienza, dato, questo, di
notevole valore bibliografico e storico in relazione
alla storia della Compagnia di Gesù e delle sue case
sparse nel territorio.
Il sistema informatizzato
Un’ulteriore esigenza relativa alla catalogazione
dei libri e del sistema informatizzato da adoperare,
era legata alla necessità di ottenere una
reportistica di soddisfacente livello qualitativo
che consentisse la produzione, in formato
elettronico o a stampa, dei cataloghi delle singole
biblioteche di provenienza o, addirittura,
dell’intero patrimonio librario del Fondo librario
antico dei Gesuiti italiani. Si trattava cioè di
portare a compimento l’intero progetto conciliando
la numerosità del patrimonio e l’ambizione delle
finalità scientifiche della catalogazione, con la
limitatezza finanziaria. Come software di
catalogazione la scelta è caduta su EOS.Web. Si
tratta di un sistema Marc21 nativo[28] che
garantisce che la base bibliografica sia
trasportabile su qualsiasi piattaforma che adotti
questo standard internazionale. L’altro aspetto
convincente di questo software è la flessibilità che
ne ha reso possibile la personalizzazione e
l’adeguamento necessari per la valorizzazione delle
caratteristiche peculiari del Fondo. Il progetto di
recupero e valorizzazione del Fondo ha quindi
contemplato la configurazione del SW di
catalogazione in modo tale da rendere ragione delle
sue caratteristiche attraverso l’inserimento di
speciali campi creati appositamente per ulteriori
indicizzazioni. In vista poi della successiva
estrazione di bibliografie e di liste, fondamentale
è stata la valutazione delle qualità della
reportistica di cui questo software è capace.
La scelta descrittiva
Per la catalogazione del fondo è stata adottata la
descrizione secondo lo Standard ISBD(A) ma in
modalità semplificata, potremmo dire di tipo short
title. Si è fatto anche uso della catalogazione
derivata preferibilmente da banche dati Marc21
nativo (CEI, Biblioteca Vaticana, Library of
Congress, etc.) con revisione del record, ove
necessario, particolarmente per il campo titolo e
per le intestazioni degli autori. La catalogazione è
stata affidata alla Cooperativa CAeB[29] che,
con grande professionalità ha raggiunto tutti gli
obiettivi prefissati dal piano scientifico del
progetto. Il risultato, conseguito anche grazie alla
accuratezza posta nel trattamento descrittivo dei
singoli volumi, consente ora, oltre alle classiche
ricerche catalografiche, la ricostruzione delle
provenienze dei singoli libri e quindi anche quella
degli interi patrimoni delle biblioteche di
provenienza contribuendo in maniera documentale a
descrivere, attraverso i libri posseduti e
adoperati, la storia di quelle Case, Istituti e
Biblioteche che ora non esistono più o che hanno
ceduto le proprie biblioteche. Dall’altra parte il
catalogo consente di estrarre intere bibliografie,
anche suddivise temporalmente, di pubblicazioni di
autore gesuita e di pubblicazioni sulla Compagnia di
Gesù. Incrociando, nel catalogo unico delle quattro
sedi, ricerche di questo genere, è possibile
estrarre mappe onomastiche, storiche,
toponomastiche, prosopografiche, basate sull’intero
patrimonio nazionale. Attualmente al catalogo online[30] risulta
la consistenza di 109.166 libri
così suddivisi: 61.360 libri collocati nella sede di
Gallarate; 24.027 collocati nella sede di Palermo;
15.858 collocati nella sede di Napoli; 7.921
collocati nella sede di Roma; gli autori gesuiti
individuati al catalogo risultano 7670[31].
La digitalizzazione
Il progetto di recupero del patrimonio librario
prevedeva che una parte delle risorse dovesse essere
destinata alla digitalizzazione e alla messa online,
pubblica e gratuita, di una selezione dei libri. A
fronte dell’intero patrimonio dei circa 110.000
libri e della limitatezza delle risorse da impiegare
per questo progetto, la selezione, evidentemente,
non poteva che essere assai contenuta ed è stata
stabilita in un totale di circa 150.000 pagine
corrispondenti, grosso modo, a 500 libri. I criteri
adottati per la selezioni sono stati in linea con la
politica del progetto nel suo insieme che punta alla
valorizzazione della specificità di questa raccolta
libraria della quale si è già detto, con particolare
riferimento alle pubblicazioni di maggiore rilievo
di autore gesuita o che trattano dei gesuiti e della
Compagnia. Il fondo digitalizzato comprende gli
statuti e le fonti più antiche della Compagnia, le
vite dei santi e dei beati, a cominciare dal suo
Fondatore Sant’Ignazio e dei suoi primi compagni e
dei successori; dei gesuiti che si sono
particolarmente distinti negli studi, nelle scienze
e nell’arte, nelle opere caritative ed educative.
Sono stati selezionati i libri che trattano dei
viaggi e delle missioni. Riguardo alle vicende della
Compagnia si è dato spazio ai libri che hanno
trattato della soppressione e della ricostituzione
dell’ordine. Riguardo agli aspetti tecnici della
digitalizzazione sono stati rispettati gli standard
inerenti la ripresa dei documenti effettuata tramite
scanner a planetario provvisto di piano basculante e
illuminazione a LED. Per ogni facciata del volume
aperto sono state riprodotte due immagini separate
rispettivamente per la pagina di sinistra e di
destra. È stato previsto che la ripresa delle
immagini di ciascuna pagina includesse i margini
delle parti del volume sottostante in modo da
comprendere l’area circostante consentendone così la
visualizzazione nel contesto. È stata anche prevista
la ripresa dell’intero volume chiuso, del dorso, dei
piatti e del taglio, in modo da non escludere dalla
ripresa nessuna parte del documento. Circa il
trattamento delle immagini sono state effettuate,
per ciascuna di esse, tre diversi salvataggi. La
copia master è stata realizzata nel formato TIFF LZW
a 300 dpi reali e una profondità di colore 24 bit.
Tale formato è destinato alla conservazione e come
copia di sicurezza. A partire da questa copia, per
la consultazione Web e la realizzazione della Teca
digitale, sono state prodotte ulteriori copie JPG,
con compressione di alta qualità e profondità di
colore di 24 bit, sia alla risoluzione di 300 che di
150 ppi ottici. Le immagini digitalizzate sono state
sottoposte ad attività di indicizzazione e
produzione dei metadati su file XML secondo il “MAG
SCHEMA”, (versione 2.0.1) prodotto nell’ambito del
Gruppo di studio sugli standard e sulle applicazioni
dei metadati promosso dall’ICCU[32].
Le procedure sono state affidate alla A.M. Image[33].
Per la realizzazione della Teca digitale le immagini
dei singoli libri sono state convertite in documenti
di formato PDF/A di alta risoluzione. L’archivio è
stato progettato per la conservazione nel
lungo periodo e per
una consultabilità incondizionata dai programmi e
dai sistemi operativi e quindi stabile nel tempo.
Alla consultazione dei libri si accede in due
modalità: una teca web nella quale i libri sono
elencati secondo l’ordine alfabetico degli autori e
dei titoli e il catalogo stesso che consente la
ricerca nel sottoinsieme dei libri digitalizzati
selezionando il pulsante “Opere digitalizzate”.
*Già
direttore della Biblioteca di Filosofia, Univ. di
Roma “La Sapienza”. Responsabile scientifico del
progetto di recupero e valorizzazione del Fondo dal
maggio 2010 <gaetano.colli@gmail.com>.
[1] Fino
alla creazione nel dicembre 1978 dell’unica
Provincia d’Italia, era perdurata la storica
ripartizione che comprendeva la Provincia Torinese,
la Provincia Veneto-Milanese, la Provincia Romana,
la Provincia Napoletana e la Provincia Sicula. Con
una successiva riorganizzazione operata nel giugno
2017 è stata creata la
Provincia Euro-Mediterranea che include anche
l’Albania, Malta e la Romania.
[2] Cfr. Ratio
atque institutio studiorum Societatis Iesu,
intr. e trad. di Angelo Bianchi, Milano, 2002; MARIO
ZANARDI, La
“Ratio atque institutio studiorum Societatis Iesu”:
tappe e vicende della sua progressiva formazione
(1541-1616), in «Annali di storia
dell'educazione», 5 (1998), pp. 135-164; La
Ratio studiorum. Modelli culturali e pratiche
educative dei gesuiti in Italia tra Cinque e
Seicento,
a cura di Gian Paolo Brizzi. Roma, Bulzoni, 1981; NATALE
VACALEBRE, Come le armadure e
l'armi. Per una storia delle antiche biblioteche
della Compagnia di Gesù. Con il caso di Perugia. Premessa
di Edoardo Barbieri. Firenze, Olschki, 2016
(Biblioteca di Bibliografia, 205), in part. al cap.
I, pp. 1-32.
[3] Il
1540 è l’anno di approvazione da parte di Paolo 3.
della costituzione della Compagnia di Gesù (Bolla pontificia Regimini
militantis Ecclesiae) e i decenni
successivi segnano il prodigioso espandersi delle
attività educative, caritative e missionarie dei
seguaci di Ignazio di Loyola che con il generalato
di Claudio Aquaviva (1581-1615) vedono i proprî
membri passare da 5.165 a 13.112 e il numero dei
collegi da 144 a 372.
[4] Riferibili
in particolare all’opera di proselitismo realmente
esercitato sui giovani appartenenti alle famiglie
facoltose perché entrassero nell’Ordine e
soprattutto nei confronti delle ricche vedove, delle
quali spesso erano i confessori, perché
costituissero la Compagnia erede dei propri beni o
perché già in vita finanziassero col loro patrimonio
l’apertura dei Primi Collegi. Sul punto cfr. SABINA
PAVONE, Le astuzie dei
gesuiti. Le false istruzioni
segrete della Compagnia di Gesù e la polemica
antigesuita nei secoli 17. e 18. Presentazione
di Adriano Prosperi. Roma, Salerno Editrice, 2000
(Piccoli saggi, 9), in part. alle p. 153-167.
[5] La
mappa statistica delle pubblicazioni machiavelliane
fino al 1604 si ricava da Bibliografia
delle edizioni di Niccolò Machiavelli: 1506-1914, di
seguito BEM, di Piero
Innocenti e Marielisa Rossi. Manziana,
Vecchiarelli, 2015, I, xliii-xlv.
[6] La
critica antigesuitica, inizialmente perseguita con
strumenti polemici anche pretestuosi, comunque
attinenti all’orbita politica e religiosa, finì poi
per scivolare nell’ambito del mero discredito morale
con la creazione e diffusione di numerosi pamphlets sarcastici
e derisorî. L’apice del ‘successo’ fu raggiunto dai Monita
privata Societatis Jesu (editio
princeps Notibergae 1614), un testo
pubblicato anonimo la cui falsità venne rapidamente
scoperta ma che continuò ad avere ampissima
diffusione in varie edizioni pubblicate in molti
paesi e in diverse le lingue, tuttavia senza mai
citare la sua origine fraudolenta e il suo autore la
cui identità venne ben presto riconosciuta in quella
di Hieronim Zahorowski, un ex Gesuita polacco
espulso dall’Ordine e con il dente avvelenato nei
confronti della Compagnia. Si trattava
dell’elaborazione di un documento che veniva
spacciato come una specie di manuale contenente le
istruzioni segrete che venivano impartite ai Gesuiti
da parte dei loro superiori per potersi infiltrare
scaltramente e spregiudicatamente in tutti i livelli
sociali, specialmente quelli di rango più elevato e
facoltoso, per condizionarne i comportamenti a
vantaggio della Compagnia. I comportamenti più
spesso suggeriti erano l’uso della simulazione e
della dissimulazione e comunque di atteggiamenti
ipocriti. Il successo fu dovuto alla verosimiglianza
dell’opera composta in uno stile che richiamava
abilmente quello dei documenti ufficiali della
Compagnia. Tra le varie istruzioni e suggerimenti
non mancavano quelli che, senza nominarlo,
sottilmente alludevano alle idee di Machiavelli,
accreditando così la tesi del machiavellismo dei
Gesuiti. Sui Monita si
veda ancora SABINA
PAVONE, Le astuzie, cit.
che in appendice presenta la bibliografia di questa
serie di pubblicazioni elencandone 81 fino al 1828
(alcuni dei quali rintracciabili nel catalogo del Fondo)
più altre 65 successive a questa data. La serie si
conclude con una edizione datata 1996 pure questa
priva di qualsiasi apparato critico e indicazione
circa la sua falsa origine. La Bibliografia
delle edizioni di Niccolò Machiavelli, cit., vi
dedica al vol. 2 una Appendice Iesuitica,
schede n° 1255-1297.
[7] Cfr. VINCENZO
TROMBETTA, Storia e cultura
delle biblioteche napoletane: librerie private,
istituzioni francesi e borboniche, strutture
postunitarie. Napoli, Vivarium, 2002. In part.
"La nuova sede dei Regi Studi e l’acquisizione delle
biblioteche gesuitiche”, p. 141-152. Per la Sicilia
e in part. per Palermo cfr. gli Atti del Convegno Le
Biblioteche dei Gesuiti. Trecento anni di libri e
cultura nella storia di Sicilia. (Palermo, 23-24
novembre 2013). Palermo, Regione siciliana.
Assessorato dei Beni culturali e dell’Identità
siciliana, 2014; GIUSEPPE
SCUDERI, Le case dei Gesuiti
a Palermo. Palermo, Palermo University Press,
2019 (Frammenti, 18).
[8] Particolarmente
interessante il documento miscellaneo
<https://www.fondolibrarioantico.it/book1/Soppressione.pdf>
così composto: (Pubblicazione, Romae et Ferrariae,
1773) Breve “Dominus ac Redemptor” di Clemente 14.
datato 21 luglio 1773 che decreta la soppressione
della Compagnia di Gesù. - Segue l'altro Breve
"Gravissimis ex causis" datato 13 d'agosto 1773 col
quale si istituisce una Congregazione incaricata
dell'attuazione della soppressione. - Segue ancora
"Altre Stampe pubblicate in Roma in coerenza al
Breve di Soppressione" che contiene il testo di
decreti datati 18 agosto 1773 e 1 settembre 1773.
(Manoscritto) Legato con i precedenti testi a stampa
segue ancora, in forma manoscritta, il testo della
"Memoria cattolica da presentarsi al Sommo Pontefice
Pio 6.", che si estende su 227 p. - Segue ancora, in
forma manoscritta, il testo della Bolla “Sollicitudo
omnium” del sommo pontefice Pio 7. datata 7 agosto
1814, con la quale si ordina la ricostituzione della
Compagnia di Gesù in tutti gli Stati
[9]Il
travagliato iter che ha portato prima alle
espulsioni locali dai varî Stati, quindi alla
Soppressione dell’Ordine con il conseguente
quarantennio di crisi e diaspora dei Gesuiti prima
della Ricostituzione dell’Ordine è certamente un dei
periodi che hanno attratto diffusamente l’attenzione
degli storici della Compagnia. Per un esame
complessivo del fenomeno e per la bibliografia cfr. SABINA
PAVONE, I
Gesuiti dalle origini alla soppressione. 1540-1773. Roma-Bari,
Laterza, 2013 (Economica Laterza,
656).
[10] La
storia dei Gesuiti che va dalla Ricostituzione
dell’Ordine al Vaticano 2. è piuttosto complessa.
Sull’argomento cfr. GIACOMO
MARTINA che nella
prefazione alla sua Storia della
Compagnia di Gesù in Italia, 1814-1983 (Brescia,
Morcelliana, 2003), presenta un ampio e documentato
excursus bibliografico ragionato sugli studi storici
pregressi compiuti tra Ottocento e Novecento
inerenti la storia della Compagnia in Italia. Se ne
ricava una sintetica ma assai interessante sorta di
storia letteraria, per lo più opera di Gesuiti,
dalla quale traspare il difficile e faticoso cammino
della Compagnia impegnata a passare dalla strenua
difesa dell’Ordine all’alba della ricostituzione del
1814 fino giungere alle aperture del post Concilio e
alle nuove frontiere missionarie aperte dal
generalato Arrupe. Certo è che l’atteggiamento dei
Gesuiti, a lungo permeato di conservatorismo e non
privo di ambiguità, finì per attirarsi nuovamente la
feroce avversione di anticlericali e di liberali che
Martina, Gesuita lui stesso, in qualche modo
giustifica confessando che (p. 391): «Bisogna
ammettere che l’interpretazione di Gioberti nel suo Gesuita
moderno (1847) parte da una
intepretazione non del tutto infondata della
ricostituzione della Compagnia nel 1814. Essa
sarebbe dovuta essenzialmente alla convinzione di
trovare nell’antico Ordine il mezzo migliore per
opporsi alle aspirazioni alla libertà, che avevano
portato alla rivoluzione».
[11] I
fondi espropriati delle biblioteche gesuitiche
destinati agli Enti locali, Comuni e Province, hanno
contribuito in maniera determinante alla nascita e
all'accrescimento di molte grandi istituzioni
bibliotecarie. Basti citare la Biblioteca Nazionale
Vittorio Emanuele 2. di Roma che a lungo ha avuto
sede nei locali del gesuitico Collegio Romano (cfr.
https://archiviopug.org/about/); il Collegio Massimo
di Palermo, nel cui edificio e a partire dalle
relative raccolte librarie è sorta quella che ora è
la Biblioteca centrale della Regione siciliana; la
Biblioteca Nazionale Braidense di Milano sita nel
Palazzo del Collegio gesuitico di Brera e dotata dei
fondi librari del Collegio Braidense, la Biblioteca
Regionale di Messina costituita a partire dal
patrimonio del Collegio e delle case gesuitiche
della Città; appartengono ancora a questa categoria
la Biblioteca Universitaria di Genova, le cui
origini vanno ricercate nella locale Libreria del
Collegio dei Gesuiti, la Biblioteca comunale Augusta
di Perugia nei cui fondi sono confluiti i libri
della Biblioteca del locale Collegio dei Gesuiti (vide
supra VACALEBRE, cit.),
e la Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele 3. di
Napoli, ma l'elenco potrebbe continuare ancora
elencando altre biblioteche universitarie e
moltissime comunali. Per la problematica generale
inerente le conseguenze della Soppressione degli
Ordini religiosi sul patrimonio di Archivi e
Biblioteche ecclesiastiche cfr. Le
conseguenze sugli archivi ecclesiastici del processo
di unificazione nazionale: soppressioni,
concentrazioni, dispersioni. Atti
del Convegno di Modena, 19 ottobre 2011, a cura di
Gilberto Zacchè. Modena, Mucchi, 2012.
[12] Sul
punto ancora fondamentale la documentata
ricostruzione di G.
MARTINA, La situazione degli
istituti religiosi in Italia intorno al 1870, in Chiesa
e religiosità in Italia dopo l'Unità (1861-1878). Atti
del 4. Convegno di storia della Chiesa, La Mendola,
31 agosto-5 settembre 1971. Milano,
Vita e Pensiero, 1973. I, p. 194-335.
[13] Così GIANCARLO
ROCCA, Riorganizzazione
e sviluppo degli Istituti religiosi in Italia dalla
soppressione del 1866 a Pio XII (1939-58),
in Problemi
di storia della Chiesa, dal Vaticano 1. al Vaticano
2., Roma, Edizioni Dehoniane, 1998, p.
239-294, la cit. a p. 249.
[14] Sulla
storia della rifondazione delle Case e delle
Strutture educative cfr. Rocca, cit. supra. Per
le singole Case e i Gesuiti ivi residenti la
documentazione è molto ricca grazie all’ARSI (vide
supra) e alle sue pubblicazioni tra le quali si
vedano i già citati Cataloghi 1774-1914,
strumenti essenziali per la ricostruzione delle
Comunità gesuitiche di tutto il mondo divise per
province. Queste pubblicazioni annalistiche
descrivono la situazione delle diverse case,
residenze e collegi e elencano i Gesuiti presenti in
ciascuna con l’indicazione della mansione svolta.
Questi cataloghi, che sono digitalizzati e resi
disponibili online, sono essenziali per la
ricostruzione dei singoli Istituti e dei ruoli che i
singoli Gesuiti vi svolgevano
http://www.sjweb.info/arsi/Catalog-1892.cfm.
[15] Di
notevole interesse l’antologia di saggi che indagano
sotto diversi punti di vista la portata storica del
suo generalato: Pedro
Arrupe. Un uomo per gli altri.
A cura di Gianni La Bella. Bologna, Il Mulino, 2007
(Santa Sede e politica nel Novecento, 5).
[16] Sul
punto cfr. ancora MARTINA, Storia, cit.,
la cui approfondita analisi (sebbene di parte
gesuita) costituisce un quadro utile per cercare di
comprendere le cause della riduzione del numero dei
Gesuiti e la chiusura di numerose case.
Particolarmente interessante il cap. 16. Generalato
Arrupe, p. 363-386.
[17] Dati
del sito della Curia generalizia <https://jesuits.global/en/about-us/our-history>.
[18] I
riferimenti d’ora in avanti fatti alle Province
italiane della Compagnia di Gesù vanno intesi in
base alla storica ripartizione che comprendeva le
Province Torinese, Veneto-Milanese, Romana,
Napoletana e Sicula.
[19] Il
Fondo librario antico dei Gesuiti italiani, già nel
corso della sua realizzazione, è stato presentato
nei suoi aspetti progettuali, tecnici e
bibliografici nelle due sedi di Gallarate, il 9
Novembre 2013, e Palermo, il 23 Novembre 2013. Su
«Culture del testo e del documento» 44/2014 (n.s. 8)
sono stati pubblicati gli interventi di P.
INNOCENTI, Il sogno di
Possevino: una bibliotheca selecta (senza pareti),
p. 43-66; e di G.
COLLI, Il Fondo librario
antico, cit.
[20] Editio
princeps Anversa, Jean Moretus,
1608. Nel Fondo sono presenti quattro edizioni:
Lugduni, apud Io. Pillehotte, 1609; Antuerpiae, ex
officina Plantiniana, 1613; Antuerpiae, apud Ioannem
Meursium, 1643 (link
al libro);
(Romae, ex typographia Iacobi Antonij de Lazzaris
Varesij, 1676 (link
al libro).
[21] Bibliothèque
de la Compagnie de Jésus. Première partie:
Bibliographie, par les pères Augustin et Aloys
De Backer; Seconde partie: Histoire,
par le père Carayon. Nouv. éd. par Carlos
Sommervogel, S.I., 12 v., Bruxelles, Schepens;
Paris, Picard, 1890-1932. Presso l’Archivio della
sede di Gallarate, provenienti dalle biblioteche
cessate, ne sono conservati quattro esemplari uno
dei quali è stato digitalizzato (link).
La Bibliothèque ha
ricevuto due ristampe anastatiche, la prima per cura
del bibliotecario gesuita Marc Dykmans (Lovanio,
Éditions dela Bibliothèque S.J. Collège
Philosophique et Théologique, 1960) arricchita di
utilissimi rinvii marginali ad altri volumi nel caso
un autore vi fosse repertoriato. Questa ristampa è
stata digitalizzata e resa disponibile online
<https://archive.org/search.php?query=creator%3A%28Backer%2C+Augustin+de%29+AND+collection%3A%28Boston_College_Library%29&sort=-publicdate>.
La seconda ristampa (Mansfield,
USA, Martino Publishing,1998) riproduce
soltanto i primi nove volumi, è priva di ulteriori
riferimenti ed è stata eseguita in un formato
ridotto.
[22] A
Sommervogel e alla sua grande impresa bibliografica,
con una cospicua analisi della bibliografia
gesuitica dalle origini, è dedicata l’opera di ROBERT
DANIELUK, La Bibliothèque de
Carlos Sommervogel: le sommet de l’oevre
bibliographique de la Compagnie de Jésus
(1890-1932). Roma, Institutum
Historicum S.I., 2006 (Bibliotheca Instituti
historici S.I., 59).
[23] È
interessante la consapevolezza che Sommervogel si
era formato al riguardo della Bibliografia come di
opera che si costruisce, con umiltà, sul terreno già
tracciato da altri. Lo si può leggere in una sua
lettera a E. Rivière del 28 ottobre 1884 dove così
si esprime: « En bibliographie, il faut, ne
l'oubliez pas, poser des jalons, construire un
cadre. Cela permet à d'autres de compléter et de
perfectionnaire ». Cfr. DANIELUK, La
Bibliothèque, cit., p. 205.
[24] I
numerosissimi libri moderni delle biblioteche
cessate sono stati salvati dalla dispersione e
raccolti in varie sedi per essere destinati ad
utilizzi appropriati, comunque non sono stati
oggetto di progetti unitari di recupero e di
censimento. Per avere un’idea della ricchezza e
della modernità delle raccolte gesuitiche, basti
pensare ai fondi moderni del cessato Istituto
filosofico Aloisianum di Gallarate acquisiti nel
2016 dalla Biblioteca della Facoltà teologica del
Triveneto con sede a Padova <
http://www.bibliotecafttr.it/>.
[25] Una
convincente conferma proviene da ricerche a campione
effettuate sul catalogo della Biblioteca nazionale
centrale di Roma impostando nel campo ‘possessore’
la query “Gesuiti:
Collegio Romano”. La Nazionale di Roma, come si è
già detto, ha ereditato la Biblioteca del Collegio
romano, certamente uno dei centri più significativi
della cultura gesuitica. Per quanto attiene alle
pubblicazioni di autore Gesuita il riscontro
proviene dalle ricerche effettuate sulla citata Bibliothèque di
Carlos Sommervogel.
[26] È
importante tenere presente l’elaborazione del
pensiero da parte dei Gesuiti circa le tematiche
legate al potere, sia in chiave politica che
teologica e le conseguenze del loro influsso sul
governo dei principi e dei re. Si tratta di una
problematica che attraversa diagonalmente
l’esistenza dell’Ordine particolarmente nei primi
secoli fino alla soppressione e ha decisamente
contribuito a determinarne il destino. Sul tema e
fino al periodo considerato cfr. HARRO
HÖPFL, Jesuit
political thought. The
Society of Jesus and the State, c1540-1630,
Cambridge,
Cambridge university press, 2004.
[27] Si
tratta di tematiche che appartengono a pieno titolo
al tradizionale corredo bibliografico gesuitico come
si constata consultando la Bibliothèque di
Sommervogel, vol. 10, Table générale
méthodique de la Bibliographie, dove troviamo i
soggetti La forme du gouvernement et
la manière de gouverner e Le
Prince che, uno di seguito
all’altro, occupano le col. 793-796 e rinviano alle
relative pubblicazioni di autore gesuita descritte
nei nove volumi precedenti.
[28] Prodotto
dalla Electronic Online Systems (EOS) International
http://www.eosintl.com/ e fornito da Sirsidynix
(Application Service Provider)
https://www.sirsidynix.com/eos-web/.
[29] https://caeb.it/
[30] https://gesuiti.eos-intl.eu/G10306UK/OPAC/Index.aspx
[31] Può
considerarsi pressoché concluso il recupero dei
fondi presenti nelle sedi di Gallarate, Napoli e
Palermo, mentre sono tuttora in fase di
completamento le procedure di catalogazione presso
la Curia generalizia di Roma che ospita il Fondo
romano. Bisogna tuttavia considerare che nuove
immissioni di libri – a volte modeste, in altri casi
più consistenti, provenienti dalla chiusura di altri
istituti gesuitici o a motivo di trasferimenti e
riorganizazzioni come pure da occasionali ma
importanti recuperi di libri dispersi operati dal
Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale –
non sono mai cessate e che quindi verosimilmente
ulteriori aggiunte si potranno verificare in futuro.
[32] https://www.iccu.sbn.it/it/
[33]
https://www.automicro.it/
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